Ripensare il mondo
L'Arte si alimenta attraverso i cambiamenti del mondo. Come artista il mio primo intento è ripensare il mondo.

Da qui la necessità di entrare in confidenza con la realtà, quindi con concetti chiave come "mistero", "azione e responsabilità individuale", ma anche ambiente tecnologico, senso etico della bellezza, comunità e trasmissibilità dei conflitti, ruolo della memoria, riflessione e separazione.
Attraverso il mio impegno artistico l'apparente non-senso delle mie immagini diventa una "trappola per l'occhio" che, nelle mie intenzioni, costringe l'osservatore ad esclamare:"Perché?"... la scintilla che anticipa ogni nuovo inizio, ogni nuova situazione.
In questo modo il "tutto è perduto"
anticipa il "tutto va ricreato". La riflessione diventa momento di separazione tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, portando il piano della disgregazione progressiva della "realtà nota" verso nuove convinzioni e finalità.
La Luce e l'Ombra
E’ necessario che la creatività agisca e frequenti quel luogo della realtà verosimile dove agisce il pensiero magico e abita lo spirito divino,
dove nasce il sorriso e divampa l’Amore, dove s’annida la sofferenza e s’impara la libertà.

L’Arte ampiamente documenta i disagi, l’incomunicabilità e le sofferenze della modernità.
A mio avviso più che mai ora è chiamata ad esprimere una necessità sempre più presente nella coscienza dell’uomo contemporaneo:
colmare il proprio senso di vuoto e di inattivazione esistenziale. Può aiutare le persone a riscoprirsi per ripartire da se stesse in maniera nuova.
L’Arte può partecipare ai processi per rifondare a livello individuale quella parte della propria natura umana che nell’era dell’esaltazione della scienza
e della ragione sembrava apparire non necessaria e che mai è andata perduta: quella insopprimibile attività mitica destinata a ripresentarsi ciclicamente
e nelle maniere più varie nella nostra storia, quanto l’esplorazione di quelle zone d’ombra dove il rischio è quello di incontrare la propria anima.
La vita oltre lo specchio.
Ovvero posso solo guardare con l'anima.
Da bambino ero affascinato dallo specchio, per me era un’esperienza misteriosa, che mi lasciava sorpreso e curioso. Ho vissuto ripetutamente l’esperienza dell’immagine riflessa come di un altrove particolare: mi sentivo separato da una sottile intercapedine con un mondo sensibile ed estremamente definito, ma non esplorabile.
Avrei voluto entrare nello specchio per vedere cosa c’era dietro alla porta di quella stanza riflessa, ma non era possibile: potevo solo immaginarlo.
Credo di aver imparato così che cosa sia il mistero, il suo senso, come anche l’urgenza di andare oltre l’immediato per intuire ciò che sta dietro l’immagine: ora direi oltre lo specchio.
Lo specchio ci permette di andare oltre l’immagine riflessa: attraverso l’esperienza di questo altrove inesplorabile ci dà la possibilità di arricchirci di nuove intuizioni, aggiungendo così nuovo senso al nostro quotidiano, al nostro vivere.
Questo può accadere quando vivo nell’attesa di ciò che è perfetto. Quando desidero cambiare, quando aspetto che si compia un ciclo,...
Nel momento in cui la perfezione si realizzerà, allora non ci sarà più bisogno di uno specchio.