Questa non è una fontana?
di Roberto Amadi artista immigrato digitale

Febbraio 1917.
Per un'esposizione della società degli artisti indipendenti il
signor R. Mutt invia un orinatoio capovolto: titolo dell'opera "Fountain".
Attenzione: l'oggetto NON viene esposto e finirà disperso per sempre.
Com'è possibile che questo oggetto fantasma sia diventato un mito nella storia dell'Arte?
Perché questa vicenda risulta fondamentale e fondante per l'Arte contemporanea?
Dove sta l'inghippo?
L'autore di questo strappo con la storia è Marcel Duchamp, alias
Richard Mutt. Da quel giorno, quasi cento anni fa, inizia una
discussione sull'arte ancora oggi non conclusa. Quello che è certo è
che ha cambiato l'idea di fare arte di intere generazioni di
artisti.
Infatti la prima conseguenza di questo inghippo è che l'arte contemporanea
inizia a dare valore all'intuizione che precede l'atto creativo: il suo
prodotto, l'opera d'arte, può essere poi realizzata in qualsiasi modo,
in quanto ciò che conta è il messaggio. Diverse repliche dell'orinatoio perduto
si trovano esposte in musei prestigiosi come il Centro Pompidou di
Parigi, il museo di Philadelfia fino alla Tate Gallery. Nessuno si fa
scrupoli del fatto che sono copie: ciò che conta è l'idea!
L'orinatoio, o "fontana", non è nemmeno il primo ready-made della storia. L'onore spetta ad uno scolabottiglie presentato tre anni prima che non ha avuto stessa notorietà ma che ha subito la stessa sorte della "Fountain", anche questo è scomparso, gettato via durante un trasloco.
Qualche anno fa un'inchiesta promossa dalla società britannica
Gordon's ha coinvolto circa 500 persone tra artisti, collezionisti, critici e galleristi,
chiamati a pronunciarsi su quale fosse l'opera d'arte più rappresentativa del XX
secolo. La sentenza è stata limpida: l'"orinatoio" di Marcel Duchamp. La motivazione afferma che l'opera "rappresenta l'esordio dell'arte concettuale ed è un'opera che precorre le successive tendenze minimaliste".
Un anno prima di morire
Marcel Duchamp circoscrive il senso del ready-made.
"Bisogna giungere a qualcosa talmente indifferente da non darvi
emozioni estetiche. La scelta dei ready-mades è sempre basata
sull'indifferenza visiva o allo stesso tempo sulla totale assenza di buono o
cattivo gusto".
Una strada possibile sulla quale molti artisti si sono avventurati.
Appare ben più fondamentale la conseguenza di queste affermazioni e scelte artistiche. In questo modo Duchamp svela il fondamentale conflitto irrisolto dell'Arte che ancora si trasmette attraverso generazioni di artisti: una vicenda che ancora oggi è una questione aperta dopo quasi cento anni.
Il suo significato profondo, in termini di attualità, sembra essere che il "bello", la sola idea di
"bellezza", all'arte non basta più.
A mio avviso ciò che sembra emergere da questa vicenda dell'orinatoio scomparso è che per la prima volta l'arte scardina il significato dal suo significante, svelando il sistema di convenzioni che è il linguaggio e quindi l'Arte. Ci si inoltra su un terreno fertile sul quale c' è ancora modo di esprimersi. E' prima la "scelta", basata su un'intuizione creativa, poi la successiva esposizione dell'oggetto che portano alla sua trasformazione in prodotto artistico. Vale a dire in un "feticcio", cioé un oggetto capace di attivare il pensiero magico, quella parte di noi più misteriosa e recondita, liberando così le straordinarie potenzialità dell'Arte.
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